La storia di Grottole

Pubblicato da: Staff - Grottole On Line Categoria: Grottole tag: , , , Commenti: 0 Data di pubblicazione: 5 Agosto 2012

La storia di Grottole

foto-37Grottole è un piccolo centro abitato situato sulla cima di una collina a 481 m sul livello del mare. Il suo nome deriva dal latino “Cryptulae” (grotte), il cui significato etimologico trova corrispondenza nelle numerose piccole grotte situate alla base del paese, in modo particolare nella contrada cittadina denominata “Grotte”. Il territorio comunale ha una superficie di 11588 ettari, divisi tra boschi, colline intensamente coltivate ed un breve tratto pianeggiante assai fertile. Il paese sormonta due fiumi (Bradano e Basento), due torrenti (Basentello e Bilioso) e tre ruscelli (Cupolo, Rovivo ed Acquaviva). La storia di questo centro civico è antichissima, come confermano i ritrovamenti, in molti siti, di tracce di insediamenti preistorici, greci e romani.
Grottole fece parte della VII Regione Metapontina, colonizzata dai greci tra il XIII ed il XII sec. a. C., conosciuta come la più importante delle otto regioni che formavano la Magna Grecia. Durante l’epoca romana la comunità divenne “Municipium”. Nell’851, quando i Longobardi divisero l’Italia in trentasei ducati, il feudo di Grottole fu incorporato nel ducato di Salerno, all’epoca dominato da Sichinulfo, principe di Salerno, che fece edificare il nucleo originario del castello feudale. Nel corso dei secoli, vari signori e famiglie si contesero il feudo di Grottole. Dal 1434 al 1500 il feudo di Grottole fu compreso nella proprietà delle famiglie Orsini-Del Balzo e Zurlo-Pisciscelli, mentre dal 1547 al 1639 appartenne ai feudatari di casa Sancez De Luna D’Aragona. In seguito fu delle famiglie Caracciolo di Melissano, Spinelli di San Giorgio e, infine dal 1738, della famiglia Sanseverino di Bisignano. Solo nel 1874 alla morte di Luigi IV Sanseverino di Bisignano, Grottole si liberò dell’ultimo feudatario. Sembra che in un passato molto lontano, nell’anno 1010, Grottole giunse ad avere ben 13.000 abitanti, che già nel 1100 erano scesi a 9075 e nel 1133 a circa 4221 a causa delle gravi perdite subite durante la strenua resistenza opposta a Ruggero il Normanno, il quale, dopo quattro giorni di assedio, prese la città con l’inganno e la saccheggiò.
A partire dal 1271 la popolazione di Grottole fu nuovamente decimata da alcune catastrofi ed epidemie, quali la malaria, la carestia ed una rovinosa frana che provocò la distruzione di parte dell’abitato. Questi eventi causarono una diminuzione degli abitanti, tanto che nel 1493 Grottole scese a 1290 abitanti. Nel ‘400 gli abitanti che risiedevano nel paese erano poco più di 1000, mentre nel secolo successivo la popolazione oscillò in media intorno a 2500 individui, che salirono ulteriormente nel ‘600, nonostante carestie e pestilenze. Nel ‘700 si verificò un forte calo demografico a causa dei forti pesi fiscali che gravavano sugli abitanti, così che nel 1783 gli abitanti erano scesi nuovamente a 2010 individui.
Solo nell’ottocento la popolazione salì al di sopra dei 2000 abitanti, senza mai superare i 3000.
Il costante, ma lentissimo, incremento demografico del novecento raggiunse la punta massima nel 1960 quando Grottole toccò i 3832 abitanti. Da allora una lenta ma costante emigrazione ha portato ad un costante calo della popolazione che nel 1999 è scesa a 2694 abitanti. A testimoniare l’antica importanza di questo centro rimangono i numerosi monumenti ed un antico centro storico assai pittoresco. Meritano sicuramente una visita il Castello Feudale, situato sulla sommità di una collinetta separata dall’abitato. Proseguendo, poi, è possibile vedere la Chiesa di S. Rocco, già S. Maria la Grotta, esternamente in stile romanico, posta sotto il Castello. La Chiesa custodisce al suo interno un bellissimo polittico in noce a tarsie policrome ed un maestoso polittico a 7 tele, opera del seicentesca pittore tricarichese Pietro Antonio Ferro, ed una scultura lignea raffigurante Santa Maria la Grotta , databile intorno al XV secolo.
Da segnalare anche la “Chiesa Caduta”, ovvero i resti dell’imponente Chiesa Parrocchiale cinquecentesca dedicata ai santi Luca e Giuliano, abbandonata nella metà del settecento in seguito a vari crolli strutturali. La porta maggiore della Chiesa si trova in via Garibaldi, dove si può ammirare quanto resta dell’imponente facciata con il suo ampio portale del 1592 opera di Giulio Carrara della Padula. A sinistra ci sono i resti del campanile, con un bassorilievo dello stemma degli Orsini – Del Balzo. Altri ruderi si trovano all’entrata del paese: si tratta del grande convento seicentesco dei Frati Cappuccini, dedicato alla Santissima Trinità, soppresso definitivamente nel 1866, passato al Regio Demanio, in seguito a numerosi privati ed oggi completamente abbandonato al degrado.
Come tanti altri piccoli comuni lucani è l’agricoltura la fonte di reddito principale dei suoi abitanti, anche se non mancano alcune piccole imprese a conduzione familiare che si occupano della confezione di abiti, della lavorazione del ferro e della produzione di prodotti derivanti dalla lavorazione della plastica. Di notevole importanza l’artigianato locale della lavorazione dell’argilla, anticamente cotta in forni scavati nella roccia, con cui si producono piatti, orci e fiaschetti, una tradizione che oggi ormai rischia di scomparire.

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